CON TE ! AMICI - Tappa 2 - Tempo 3 - In scena

 


 PERSONAGGI

 

Giuseppe:  Il Padre

Ramon:      il figlio prodigo

Gionata:    il figlio maggiore.

Ester:       prima donna

Dina:           seconda donna

Giuda:       usuraio, proprietario dell’albergo

Daniel:      un servo fidato


 

ATTO PRIMO

 

Una sala con drappi possibilmente antichizzata, due o tre poltrone. Un tavolo grezzo, con sopra un cesto di frutta. Vino, acqua e delle coppe da bere. un tappeto per terra.

 

Ramon :  (È sdraiato su una poltrona e poggia  i piedi su un’altra.    Sta mordicchiando una mela.)    Uffa!  Uffa!  che vita insulsa, sempre le stesse persone, sempre la stessa casa, al mattino aspetto la sera e la sera aspetto la mattina. Mio padre non capisce che io ho bisogno di altre esperienze, dentro di me ho tante capacità che mi vengono represse. Vivendo così non sarò mai qualcuno che conta! ...

E …. mio fratello? .... poverino! va nei campi la mattina e non si vede più fino a sera quando rientra stanco e sudato. Mangia e va a dormire. 

Io qui muoio di noia. Eppure il mondo è così bello, vario, pieno di delizie. Basta avere un po’ di soldi e ti senti realizzato. Uffa  e poi uffa!

Padre :  (Entra il padre vestito con una tunica rossa e qualche drappo sulle spalle.

Ciao Ramon, cosa fai qui tutto solo?

Ramon :  Appunto papà, stavo pensando che sono troppo solo. Io ho bisogno di altro. ma per fare qualcosa che mi possa realizzare ho bisogno di soldi.

Padre :  Ma cosa vuoi fare?  Tu sai che qui quello che abbiamo è di tutti noi.... della famiglia e che quando io non ci sarò più dividerete tra voi il nostro patrimonio. Però bisogna poi saperlo gestire per non sperperarlo inutilmente.

Ramon    Certo papà, io saprò gestire la mia parte. Però ne ho bisogno subito. Non posso aspettare che tu muoia.  Ti prego papà dammi subito la parte che mi spetta. Vedrai che non te ne pentirai. Andrò a vivere per conto mio in un altro paese e mi organizzerò, diventerò ricco, forse potrò aiutare anche mio fratello se ne avrà bisogno.

Padre    Vorresti lasciarmi? vorresti andare in un paese che non conosci? lontano dalla tua casa, lontano da tuo fratello? lontano da me? Non posso lasciarti andare sarei troppo preoccupato, non riuscirei a dormire. Ti voglio troppo bene.

Ramon    Papà questo è l’unico modo che mi può rendere felice, Non mi vorrai negare di avere una vita felice. Abbi fiducia in me. non te ne pentirai!

Padre    Non risponde... passeggia pensieroso avanti e indietro nella stanza.

Ramon     Si rannicchia sconsolato in un angolo della stanza aspettando che il padre dica qualche cosa.

Padre    Senti Ramon, se ti do la tua parte mi prometti che la userai bene? che realizzerai la tua vita e sarai felice?

Ramon   -- ha un sussulto di gioia, che però cerca di contenere, non si aspettava tanto. e dice in fretta tutto d’un fiato.   Certo, certo papà, dammi la mia parte e vedrai cosa saprò fare.

Padre    Allora darò disposizione affinchè tu abbia la tua parte (Esce pensieroso dalla stanza).

Ramon    Da una occhiata che si sia allontanato...  Urrà! evviva! ce l’ho fatta! sono libero, sono ricco. Ora comincia sul serio la mia vita. È tanto che ci provavo, ma mio padre sempre,  no!  no! Finalmente ha ceduto. Ho vinto io. Appena mi consegna i miei soldi parto subito. Non voglio più saperne di questi vecchi e di questa vita insulsa. Evviva!

(si sfrega le mani e si allontana ballando e cantando)

Cala il sipario

 

ATTO SECONDO

 

Una sala con divano e tavolo e alcune sedie: ambiente ben rifinito;  un tappeto per terra.

Ester :Ramon, dove andiamo a cena questa sera? Mi piacerebbe tanto quel locale dell’altro giorno, così ben rifinito, con tanti camerieri sempre pronti a servirti, e con tante specialità! Ci torniamo anche questa sera?

Ramon: Certo Ci torneremo ancora!

Ester: Benissimo!..... allora vado a prepararmi ci vedremo più tardi

Dina:  (entra saluta Ramon con un bacio). Ciao, Ramon,… Io ti voglio tanto bene! mi piacerebbe tanto ballare con te anche questa notte, ma non so cosa mettermi. (pausa)  ho notato nel negozio di Ramses un bellissimo vestito rosso, certo è un po’ caro…. se tu volessi farmi un regalino me lo ricorderei per sempre e sarebbe un segno del tuo amore!

Ramon:  Certo cara. ( piccola pausa) …. Ecco … tieni,… (le da dei soldi)     prenditi anche un bell’anello con brillante …. Ci servirà per il nostro fidanzamento!

Dina: O!... Grazie!... sei proprio caro, penso proprio che sarò tua per sempre  …….   (esce dalla scena).

Ramon: (nella scena da solo)   bella questa vita, … però,… pero … i soldi di papà cominciano a scarseggiare dovrò trovare un sistema per rimpinguare il portafoglio (passeggia un po’ da solo).

Giuda:O Ramon, avevo proprio bisogno di te!..... Senti, non è che io non mi fido, ma sono già tre mesi che alloggi in uno dei più belli alberghi della città, e ancora non ho ricevuto nulla. Vogliamo saldare il conto?

Ramon: Certo, certo, a quanto ammonta la pigione?

Giuda: Be! Tenuto conto della qualità dell’alloggio …, cene con amici …, festicciole …, ecc… ecc. …, ecco ho preparato il conto: (gli consegna tre fogli scritti a mano).

Ramon: (sbianca in volto)  così tanto?!… non pensavo a tanto.  Tremila Sicli d’argento?

Giuda:  E si caro, la vita lussuosa costa,…

Ramon: Abbi pazienza e salderò quanto prima il conto.

Giuda. E no, prima si paga quanto dovuto così eravamo d’accordo e poi penseremo al futuro,.

Ramon: Ma io ora non li ho tutti questi soldi.

Giuda: Mi dispiace ma è proprio questo un motivo per saldare tutto e subito. Se non riesci a pagare tutto, (fissa con occhi avidi l’anello sulla mano di Ramon) mi darai anche quell’anello che porti al dito, e se non basta….. mi darai il vestito e….. sarai venduto al mercato degli schiavi perché io voglio che sia pagato tutto quanto mi è dovuto.

Ramon: L’anello no!... è l’unico ricordo che mi rimane di mio padre non togliermi a che questo.

Giuda:  Poche storie, vediamo quanto hai in tasca: (si fa dare tutto, quanto ha), E’ piuttosto poco. Mi devi anche l’anello con brillante ,(gli sfila l’anello al dito). E’ ancora poco. …. Dammi anche il vestito, è di buona lana , può valere ancora qualcosa….  Ancora non basta…. domani mattina sarai venduto  a Risu che ti manderà a pascolare i porci. ( e se ne va, lasciandolo in mutande e maglietta).

Ramon: ( rimasto solo, piange) Ho povero me ora come faccio, altro che cene e balli!….. Non ho più nulla, neppure il mio bel vestito! Essere sbattuto in mezzo ai porci, mi fa schifo solo a pensarci.    Io …., il figlio di Giuseppe, un uomo amato e stimato da tutti.

E cosa mangerò? … dovrò mangiare quello che mangiano i porci… dovrò rubare perfino le carrube ai porci … per sopravvivere. (piange)  povero me. La bella vita è stata solo una illusione di poco tempo. Sono rovinato.

E già,…. Se stavo nella casa di mio padre non mi mancava nulla….  E adesso cosa posso fare?   Il guardiano di porci?  No!....   Ritornare da mio Padre?… Come faccio a presentarmi a mio padre? Adesso che gli ho sperperato tutto il patrimonio, nelle feste e con le donne?  Mi  vergogno!    Non sono più degno di lui. E poi c’è mio fratello, quello non mi ha mai potuto sopportare,  mi mangerà vivo….  Povero me come faccio?    Io non posso andare con i porci mi fa troppo da schifo. (cammina nervoso lungo la stanza ……..)

Basta!.... tornerò da mio padre, succeda quello che succede.  Questa notte stessa, prima che arrivino gli aguzzini, partirò. Domani mattina, mi cercheranno inutilmente, prima che inizi l’asta degli schiavi.  Tornerò da mio padre, …  è sempre meglio che essere buttato in mezzo ai porci.  E… cosa gli dirò?    Gli dirò: “Padre ho peccato contro il cielo e contro di Te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio, trattami come uno dei tuoi garzoni, ma tienimi con te.”

(Cala il sipario)

 

 

TERZO ATTO

 

Una sala con drappi possibilmente antichizzata, due o tre poltrone. Un tavolo grezzo, come al primo atto ma più trascurato-.

 

Daniel:  Signor Giuseppe, (il signor Giuseppe se ne sta in silenzio e pensieroso sul seggiolone.)   come va questa mattina?  ….,

Il Padre: Be!, cosi e così, come al solito da un pò di tempo…non riesco più a dormire!.

Daniel: Sa, vorrei dirle una cosa; lei non è più lo stesso. Sempre triste, pensieroso ….  Se continua così si ammalerà. Con noi è sempre buono e ci tratta sempre con tanto rispetto, ma la sua mente è altrove, si vede!

Il padre: E sì caro Daniel, da quando è partito Ramon, non ho più pace. …. E’ come se fosse partito un pezzo del mio cuore. La mia mente va sempre a lui.  Chissà come si trova? …, sarà ammalato?....,avrà ancora del denaro? …, riuscirà a far fronte alla sua vita, lui che non prendeva mai nessuna iniziativa?...  ma! (scuote la testa) 

Io spero sempre che ritorni, anzi ogni mattina passo lunghe ore alla finestra, immaginando il suo ritorno ….    Proprio da qui vedi…, dove si vede fino a lontano. 

Daniel :  Però non si ammali,  ….. io la lascio con i suoi pensieri, …vado a fare le mie faccende! ( Daniel esce)

Il Padre:( va alla finestra)  Mio Dio, è lui!

 Daniel! Daniel, è lui …. presto, … presto, chiama gli altri servi. Di a tutti che vengano qui.  …. E’ lui! …. è tornato! …. mio Dio come e ridotto male, non ha più neppure il vestito……( passa un po’ di tempo)….

 (il Padre sta per uscire dalla scena per andare incontro a Ramon, ma)

Ramon:   (nel mentre si presenta Ramon mezzo nudo umiliato gli si butta ai piedi e gli dice: ) Padre ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno…….(non fa a tempo a finire la frase)

Il Padre: (gli butta le braccia al collo lo abbraccia lo bacia e dice).  Figlio mio eri morto e sei tornato in vita eri perduto e sei stato ritrovato.

Daniel: ( entra in scena delicatamente)Signor Giuseppe, i servi stanno arrivando …., ma è proprio sicuro che sia lui?

Il padre: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, portate un anello nuovo per il dito, e i calzari per i piedi.

Ammazzate il vitello grasso e facciamo festa,

Balliamo e facciamo festa!  

Daniel: E’ pronto il bagno di Ramon, presto, presto, conduci Ramon nel suo bagno ….., i profumi …, il vestito …., i calzari ….l’anello. Ci vedremo più tardi. (escono di scena Ramon con Daniel).

Mio Dio ti ringrazio, finalmente è tornato sano a salvo, è vivo, è qui con me!  ( poco dopo)

Gionata: (Entra il fratello maggiore, imbronciato) Mentre stavo per recarmi nei campi, ho trovato i tuoi servitori sembravano tutti impazziti. Ho chiesto a uno di loro cosa fosse successo e mi hanno detto che ….. lui ….. è tornato,   e quel che è peggio che tu gli vuoi far festa …..: A lui fai festa che ti ha piantato in asso, ha speso tutto con le prostitute ed ora ritorna, dopo averti umiliato, …. deriso, come se niente fosse. A me, che sono stato sempre con te, non hai mai fatto festa, nemmeno un capretto da mangiare con gli amici,. Io che ogni giorno lavoro nei tuoi campi.

Per me è tutto dovuto …,  per lui no …, può concedersi qualunque cosa.

Il padre:  Figlio mio quello che è mio è anche tuo, siamo la stessa famiglia, e per me siete tutti e due uguali e tutti e due cari “ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

Cala il sipario

 

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