CON TE ! AMICI - Tappa 2 - Tempo 1

 "La pecora e il buon pastore"

Il filo rosso : Abbiamo, insieme ai ragazzi, visto come non sia facile vivere da figli di Dio. Attraverso la croce di Gesù e la sua Pasqua possiamo comprendere il fondamento che rende possibile il perdono di Dio.

Cosa vogliamo vivere : L’esperienza della pecora e del pastore, raccontata nella parabola della pecora smarrita e ritrovata, ci permette di cogliere la reazione di Dio nei confronti dell’uomo che si allontana da lui. La scoperta che ne deriva è la seguente: Dio perdona sempre i suoi figli, va a cercarli e con gioia si fa carico della loro vita.
L’incontro potrebbe iniziare guardando un video in youtube:

Parableof the Lost Sheep.mpg” (clicca sul titolo)

Il video racconta la vicenda della pecora smarrita e mostra, soprattutto attraverso l’espressione degli occhi,il vissuto e i sentimenti dei personaggi. Trattandosi di un video molto breve, è possibile e utile rivederlo due volte, aggiungendo una consegna: “Ora che conoscete la storia, vi invito a rivederla ponendo attenzione particolare alle emozioni dei personaggi,cioè a ciò che provano il pastore e la pecora”. Terminata la visione, si dialoga con i ragazzi per rivivere l’esperienza. La pecora vive, all’inizio del racconto, la curiosità e il desiderio di evadere, insieme all’astuzia della fuga; poi, quando si trova nel pericolo, ecco affacciarsi il senso di abbandono e la paura; infine è raggiunta dalla gioia, quando riconosce il volto del pastore che viene a salvarla. Il pastore, invece, prima prova sorpresa e preoccupazione, perché una pecora è scappata, poi vive l’ansia della ricerca ed infine la gioia del ritrovamento. La scena si conclude con il pastore che esprime grande affetto e cura per la sua pecora, caricandosela sulle spalle e condividendo la gioia del ritrovamento con quelli di casa. Nella parabola di Gesù il pastore è Dio stesso, la pecora rappresenta coloro che si allontanano da Lui, e quindi anche noi, e il gregge è formato da tutti i suoi amici. In alternativa al video, si può scegliere di raccontare la vicenda, cercando di evidenziare in particolare due aspetti:

-la pecorella si perde perché si allontana dal gregge;
-il pastore buono lascia le altre pecore per cercare quella smarrita perché la ama.

La narrazione dovrà seguire con fedeltà il testo biblico, ampliando alcuni passaggi decisivi della vicenda suggeriti dalla parabola stessa. Anche i ragazzi possono contribuire alla costruzione della narrazione se si lascia loro la possibilità di
aggiungere alcuni particolari (ad esempio il nome della pecorella, il motivo del suo
allontanamento ecc.) oppure se si creano delle soste in cui scoprire i sentimenti dei
personaggi o nelle quali esprimere alcune domande utili alla comprensione e
all’approfondimento (ad esempio: “Perché il pastore, secondo voi, va in cerca della
pecorella?”). I passaggi della narrazione potrebbero essere i seguenti:

- la situazione di partenza: descrizione ed eventualmente scelta del nome della pecorella;
- la pecora si allontana dal gregge: sosta per intuire i motivi dell’allontanamento;
- lo stato d’animo del pastore buono, quando si accorge che una pecora manca;
- la ricerca del pastore buono e il suo stato d’animo;
- la gioia del ritrovamento;
- la conclusione di Gesù: il perdono è la gioia di Dio e la salvezza dell’uomo.

Ancora, è possibile drammatizzare la parabola, utilizzando il testo “I CERCATORI DI BELINA” (clicca sul titolo)

E’ anche possibile leggere la parabola del Buon pastore e della pecorella smarrita, utilizzando il metodo della gestualizzazione, basato sul metodo della lettura e conseguente comprensione di un testo, che i ragazzi conoscono bene perché molto utilizzato a scuola.

§ si legge e si spiega il testo del brano di Vangelo. Si deve partire da una lettura
sommaria, per avere un quadro ampio della situazione, per poi andare nel dettaglio,
attraverso una lettura più analitica.
§ si divide il testo in sequenze
§ scegliere la sequenza che più piace, che più colpisce
§ all’interno della sequenza scelta, individuare la parola chiave
§
individuare un gesto che rappresenti la parola individuata

Immedesimazione nel vissuto del pastore e della pecora
In questa seconda fase vogliamo con i ragazzi domandarci:

Come reagisce il pastore di fronte alla pecora che si è allontanata dal gregge?”.

Dialogando con i ragazzi, si farà notare che la reazione avrebbe potuto essere di diverso tipo: il pastore sgrida o picchia la pecora, la lega perché non fugga più, le terrà continuamente gli occhi addosso oppure la curerà e la amerà come prima … Per accompagnare i ragazzi in questa ulteriore fase di riflessione, si possono mimare i vari momenti e le varie azioni, magari mimando l’azione opposto a quella realmente compiuta (il pastore sgrida la pecorella, la bastona, ..) in modo da destare la reazione dei  ragazzi!!!
Il catechista mostrerà che Gesù nella sua parabola dice soltanto che il pastore è
pieno di gioia per aver trovato la sua pecora e che reagisce quindi con il perdono,
accogliendola di nuovo. Questo è il modo di agire di Dio: egli perdona sempre, perché
siamo suoi figli, e nello stesso tempo soffre e si preoccupa quando noi ci allontaniamo
da lui, perché ci facciamo del male da soli e ci isoliamo dal gregge (che è la Chiesa) e dal pastore (che è lui stesso) che ci ama e si prende cura di noi.

Per aiutare i ragazzi a sentirsi parte di questa buona notizia si suggerisce di partire
dall’immagine del sussidio (pp. 14). Si chiede ai ragazzi d’immedesimarsi nella pecora e
di riconoscere nel pastore Dio stesso. Quest’ultimo è raffigurato subito dopo il
momento del ritrovamento della pecora, quando pieno di gioia se la carica sulle spalle
e sta ormai giungendo presso il gregge. I due si guardano negli occhi.

Guardando il pastore ci si domanda:

“Che cosa prova nel cuore? Come ha reagito all’allontanamento della pecora?”.

Guardando la pecora ci si domanda:

Che cosa prova nel cuore? In questo momento che cosa comprende di nuovo?”.

Si raccolgono a voce alcune risposte oppure si può scrivere sul sussidio a p. 14.
Al termine dell’immedesimazione si legge e si commenta, insieme ai ragazzi, l’annuncio
riportato ap. 14 del sussidio. L’amicizia tra Dio e noi è così forte che nessuno la può spezzare. Al male Dio risponde con il bene e al peccato risponde con il perdono. Dio perdona sempre, perché siamo suoi amici. Il peccato ferisce la nostra amicizia: quando compiamo il male ci allontaniamo dal pastore, cioè da Dio, che ci ama e si prende cura di noi, e ci isoliamo dal gregge che è la Chiesa. Dio perdona sempre per rinnovare la nostra amicizia con lui e perché noi torniamo a legarci a lui. Quando Dio perdona ci guarisce e ci rende nuovi.

Queste parole sottolineano la dimensione relazionale del peccato e del perdono.
Il punto di partenza per comprendere il perdono e il peccato è l’amicizia, l’alleanza
tra Dio e l’uomo. Esse sono irrevocabili e per questo il Signore risponde al male e al
peccato con il bene e il perdono.

Preghiera e richiesta di perdono

L’incontro può terminare con un momento di preghiera in cui riconoscere Dio come proprio pastore e rivolgergli alcune richieste di perdono. Nel sussidio, a p. 15, è riportato il salmo 23, Il Signore è il mio pastore. Il testo si può anche leggere dal Vangelo dei ragazzi che riporta, in fondo, una scelta di salmi per la preghiera.

Dopo aver recitato insieme il salmo, si invitano i ragazzi a chiedere perdono al
Signore per quelle volte in cui, come la pecora, ci siamo allontanati da lui e dal gregge.
Le espressioni libere permettono ai ragazzi di iniziare a dare un nome ai propri
peccati e ad affidarli con fiducia al buon pastore che ama immensamente le sue
pecore, perché, come dice la Scrittura, l’amore di Dio è per sempre (Sal 135). La
risposta alle ultime invocazioni di perdono utilizza le parole utilizzate nell’atto
penitenziale: “Kyrie eleison”. Possiamo tradurre questa espressione con “Signore,
pietà”. Essa fa riferimento all’atteggiamento umile dell’orante che esprime il proprio
senso di piccolezza di fronte alla grandezza di Dio: “Esalto te che sei più grande,
riconoscendo che io sono piccolo”.

 

 


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